Un contesto storico che ricorda quello di Creta caratterizza anche Corfù e le Isole Ionie, che hanno già sviluppato parallelamente un percorso di stabilità nell'ambito delle fa- vorevoli condizioni politiche, economiche e sociali generate dalla dominazione veneziana. In special modo a Corfù, la precoce convivenza, risalente già al 1267, di greci ed occidentali, e particolarmente il diretto legame instaurato sin dal 1386 con la Serenissima Repubblica di Venezia, prepararono adeguatamente e definirono il percorso che società ed arte avrebbero compiuto nei secoli a venire.
L'architettura
Nel corso del XVI secolo le incursioni turche, soprattutto del 1537 e del 1571, ebbero catastrofiche conse- guenze tanto nelle campagne corfiote quanto nella cit- tà sviluppatasi fuori della Fortezza Vecchia ed a quel tempo ancora priva di mura di cinta. Quegli attacchi causarono la distruzione di icone e di cimeli portatili nonché la devastazione di monumenti ecclesiastici e civili. Per questo motivo risulta davvero difficile delineare un quadro completo della realtà architettonica di Corfù prima delle rovinose incursioni turche, in particolare del XV e XVI secolo o di periodi anteriori. Soprattutto per quanto riguarda l'architettura di quel pe- riodo, i numerosi interventi successivi sulle chiese sopravvissute agli attacchi, oltre al nuovo assetto urbano della città dopo le grandi opere difensive, rendono ancora più arduo definirne l'aspetto. La chiesa della Anti- vouniotissa è, invece, uno di quei rari casi di monumenti scampati alla devastazione ottomana, in quanto le ondate degli attacchi non giunsero sino alla zona della città in cui essa sorge, e nello stesso tempo sfuggita a Creta e nelle città italiane della costa adriatica che fanno parte della Serenissima Repubblica di san Marco.
Come in tutti questi territori, anche l'architettura di Corfù mostra all'interno della cinta muraria un fitto tessuto urbano ricco di chiese e di residenze gentilizie in stile barocco, che rispecchiano fedelmente le coeve predilezioni estetiche veneziane. Edifici a più piani, alti campanili a torre o a vela, decorazioni lapidee, cornici, colori nelle tonalità dell'ocra e delle terre per le facciate intonacate degli edifici, aperture e finestre tonde o ad arco insieme a quelle rettangolari, o ancora i tetti in laterizio a doppia falda, sono tutti elementi che richiamano i modelli italiani. Un ambiente architettonico con tali caratteristiche in molti casi si ritrova nelle icone di quel tempo, ove è facilmente riconoscibile. Corfù è l'unico esempio di città greca che sappia nel suo complesso partecipare ai movimenti del Rinascimento, del Barocco e del Neoclassici- smo del XIX secolo, assimilandone e mirabilmente filtrandone le caratteristiche attraverso gli elementi della tradizione locale, l'impiego delle maestranze e dei materiali del luogo, tenendo conto persino del clima, in un cammino senza soluzione di continuità. Corfù ebbe la grande fortuna di sfuggire alla distruzione del sisma del 1953 che devastò le altre Isole Ionie. Osservando oggi la città si ha, infatti, la netta percezione di un conglomerato urbano caratterizzato da una continuità architettonica durata sei secoli, un esempio unico in Grecia.

La pittura
È dunque questo il contesto in cui durante quel periodo si sviluppa la pittura nelle Isole Ionie. Nel contempo, come si già avuto modo di accennare in precedenza, molte sono le opere e i pittori che, dall'ambiente artisti- co cretese già molto fiorente, si trasferiscono nei territori dello Ionio per poi raggiungere Venezia. Dalla fine del XVI secolo in poi, e soprattutto nel XVII secolo, si intensifica il fenomeno degli insediamenti di esuli so- prattutto cretesi a Corfù e nelle altre Isole Ionie. I motivi economici o politici, i disastri naturali, le pestilenze ma soprattutto la sempre crescente pressione ottomana sono alla base di tali migrazioni. Ed è per queste contin- genze che diversi pittori cretesi si trovano a risiedere stabilmente oppure anche solo a soggiornare per un certo periodo a Corfù, prima di raggiungere la loro meta definitiva, che solitamente è Venezia. Accade, quindi, che le opere degli artisti cretesi, già ben note nelle Isole Ionie, vengano ora dipinte nelle botteghe organizzate dai pittori esuli nella loro nuova patria di accoglienza. Particolarmente dopo il 1669, con la definitiva caduta di Creta in mano turca, la loro presenza nei territori settinsulari si raforza ancora di più dopo l'arrivo degli ultimi artisti cretesi, che nuovamente fuggono verso Venezia o verso i due grandi centri urbani delle Isole Ionie, Zante e Corfù. Nelle botteghe dei grandi maestri cretesi e dei loro successori si formano da subito diversi pittori locali. Il particolare stile pittorico creato a Creta, uno stile che associa vari caratteri, non solo viene accolto con immediato favore nelle Isole Ionie ma rapidamente vi si espande. La pittura degli artisti di Corfù e anche di Zante, che si basa sullo spirito dei maestri cretesi, in certi casi resta fedele ai canoni della tradizione bizantina mentre in altri si ispira più apertamente alla pittura rinascimentale italiana; ma è solo quando riesce a combinare questi elementi che dà vita ad un proprio stile.
Tuttavia, con Creta divenuta ormai definitivamente possedimento ottomano dal 1669, il prevalere dell'influenza artistica diretta di Venezia rende inevitabile l'immissione di sempre più numerosi elementi occidentali nella pittura locale. A Corfù e a Zante, per la concomitanza degli aspetti citati in precedenza e per gli efetti delle condizioni economiche e sociali del tempo, vengono così a crearsi i presupposti per lo sviluppo, a partire dalla fine del XVII ma soprattutto nel XVIII secolo, di una tradizione artistica autonoma caratterizzata da una spiccata aderenza ai modelli italiani. Nella chiesa della Antivouniotissa sono ospitate opere rappresentative di grandi pittori di questo periodo come Tzanfournaris e Avramis, Tzanes e Kontarinis. All'inizio del XVIII secolo nelle Isole Ionie le condizioni sono ormai mature per una piena applicazione dei canoni artistici italiani nella pittura religiosa e in particolare del tardo Rinascimento e del Barocco. Pertanto, sotto il profilo stilistico assistiamo all'introduzione e alla definitiva dominanza degli elementi laici (secolarizzazione della arte religiosa). Le figure ed i temi pittorici vengono rappresentati con una connotazione tridimensionale e rispettando i canoni della prospettiva, il movimento dei personaggi è reso con grande teatralità ed esprime forti emozioni. Parallelamente, i cambiamenti si estendono agli aspetti tecnici e comportano il quasi totale abbandono della tradizionale tempera all'uovo su tavola per il prevalere della pittura ad olio su tela (un tessuto che richiede una specifica preparazione della superficie per consentire l'applicazione degli strati pittorici). Nelle chiese delle città si assiste ad una graduale sostituzione delle icone portatili su tavola con grandi e piccoli dipinti a olio su tela. Il personaggio che va considerato origine e punto di partenza della scuola settinsulare, il pittore Panagiotis Doxaras, si identifica totalmente sotto il profilo artistico con il grande pittore italiano tardori- nascimentale Paolo Veronese (1528-1588). Il Doxaras, pittore nonché militare al servizio di Venezia, dipinge nel 1727 in stile puramente italiano il softto della chiesa di San Spiridione a Corfù, riproducendo il medesimo tema dell'Apoteosi di Venezia rafgurato nel Palazzo Ducale della Serenissima. Egli pone nel contempo le basi teoriche della scuola settinsulare, realizzando le traduzioni di importanti opere. Con Doxaras ed i suoi seguaci di Zante, quali Koutouzis, Kantounis ed altri, la pittura religiosa dei centri urbani delle Isole Ionie ha ormai aderito completamente al Barocco, mentre nelle campagne i cambiamenti si realizzano più lentamente. All'interno della Antivouniotissa vi sono riconoscibilissime opere di scuola settinsulare, come il grande dipinto a olio che si trova nella parte alta della parete occidentale nella conca presbiteriale.
Altrettanto facilmente si può individuare l'influenza stilistica italiana sulle altre forme di espressione artistica come l'intaglio del legno, la lavorazione dell'argento ed in generale le arti applicate, che conferiscono alla chiesa la sua connotazione stilistica. Infine, il XIX secolo porta nelle Isole Ionie una serie di rivolgimenti politici che vanno dal succedersi delle dominazioni al protettorato britannico, all'unificazione con la Grecia nel 1864, e vede lo sviluppo di un elevato livello culturale che coinvolge tutti i settori delle arti e delle lettere. L'Accademia Ionica, scuole di livello universitario come l'Accademia di Belle Arti, l'attività artistica di grandi nomi come il poeta nazionale Dionysios Solomos, o ancora il compositore dell'inno nazionale greco Nikolaos Chalikiopoulos Mantzaros, il poeta Andreas Kalvos ed altri grandi personaggi originari delle Isole Ionie, conferiscono un'impronta caratteristica alla realtà culturale dello stato greco fondato nel 1830. Il neoclassicismo che pervade l'arte europea manifesta naturalmente i suoi efetti anche in ambiente settinsulare ove Corfù, con i suoi valenti artisti, sottrae il testimone a Zante, che nel secolo precedente deteneva il primato nella pittura. La città stessa di Corfù è fortemente connotata sotto il profilo architettonico dagli elementi di quest'epoca, che si sposano con l'architettura veneziana in piena armonia. La chiesa della Antivouniotissa, tra le varie opere esposte, autografe e non, di questo periodo, può vantare capolavori come quello del pittore corfiota del XIX secolo, Ioannis Kalosgouros.
Concludendo, va sottolineato che le arti, le lettere, il teatro, la musica, in altre parole tutto ciò che forma la cultura settinsulare, è il prodotto della situazione politica, economica e sociale in cui vennero a trovarsi le Isole Io- nie dal XIV secolo in poi e costituisce un nucleo caratteristico, unico e peculiare della cultura greca moderna. In particolare, la Chiesa - Museo della Antivouniotissa è il solo esempio di monumento che presenti nel suo complesso l'arte sacra settinsulare degli ultimi sei secoli in tutte le sue forme. In questo monumento si rispecchiano sostanzialmente le predilezioni estetiche della società urbana corfiota, che si è evoluta soprattutto nel lungo periodo della dominazione veneziana con la duratura coesistenza dei greci ortodossi e dei cattolici veneziani attraverso le vicende storico-artistiche dell'Europa occidentale. In questa convivenza, nonostante l'arte nel suo insieme finisca per esprimersi 'all'occidentale', la coscienza ellenica e la fede nel dogma della Chiesa Ortodossa d'Oriente vengono comunque integralmente conservate.