Il 1386 è un anno decisivo per l'evoluzione storica e culturale ma anche per l'attuale peculiarità di Corfù. Le gravi crisi dinastiche degli Angioini, gli intrecci degli interessi occidentali nella zona, l'indebolimento dello stato bizantino ma anche l'ormai incombente minaccia ottomana generano il clima adatto ad un'esigenza di prote- zione e di stabilità politica nella turbolenta situazione dei mari Ionio e Adriatico. È, pertanto, in questo anno che Corfù chiede ufcialmente l'annessione alla Repubblica di Venezia. Il 28 maggio del 1386 la bandiera ve- neziana con il leone alato, simbolo di san Marco evangelista, protettore di Venezia, sventola sulla Fortezza Vecchia e i cittadini di Corfù divengono pacificamente fedeli sudditi della Serenissima Repubblica di San Marco.
I veneziani mantengono l'organizzazione feudale instau- rata dagli Angioini, fondata su una aristocrazia forte, applicando un sistema amministrativo piuttosto accentratore ma combinandolo con il riconoscimento di un certo grado di autonomia. Il potere viene localmente esercitato dal Bailo, da due Consiglieri e dal Provveditore Capitano.Più tardi sarà il Provveditore Generale da Mar, comandante della flotta veneziana nel Mediterraneo, ad assumere la più alta carica. Sotto il profilo della religione, i veneziani rispettano quella che era la loro costante impostazione secondo la quale si dichiaravano "prima veneziani e poi cristiani"; essi, pertanto, non intendono attuare politiche provocatorie nei confronti degli ortodossi, tuttavia questo atteggiamento moderato viene sovente trasgredito dal vescovo latino e rappresentante del Papa, provocando in diverse occasioni dei contrasti tra i fedeli dei due dogmi. Inoltre, i veneziani mantengono la carica del grande Protopapàs, a cui con il passare del tempo viene riconosciuto un potere molto vicino a quello vescovile.
Nell'isola, uno speciale comitato di cittadini corfioti (Comunità della Magnifica Città di Corfù), cui gradualmente vengono riconosciute funzioni e competenze, è incaricato di provvedere all'amministrazione locale. Durante tutto il periodo del governo veneziano, la classe dominante sia per la sfera sociale che amministrativa si afdava ad un sontuoso protocollo cerimoniale, tanto in ambito religioso che laico, fi- nalizzato all'esaltazione emblematica della grandezza politica della Serenissima. Tale cerimoniale, originario di Bisanzio, arriva a Corfù direttamente da Venezia, ove non se ne negò mai la provenienza ma anzi si sottolineò questo aspetto per sostenere la sua peculiarità. Corfioti e Veneziani prendono congiuntamente parte ai riti del publico cerimoniale, che riconosce come momenti culminanti l'arrivo del nuovo Provveditore generale e, naturalmente, le processioni dedicate a san Spiridione. Ancora oggi i riti ufciali, soprattutto quelli religiosi, conservano il fascino delle cerimonie di quel tempo e delineano dunque il carattere peculiare dell'isola e dei suoi abitanti rispetto agli altri territori della Grecia. Indubbiamente il periodo veneziano è caratterizzato da un grande sviluppo economico e da un forte aumento della popolazione di Corfù, anche se non mancano i con- flitti bellici, i disastri naturali come i terremoti, i tumulti sociali interni e persino le grandi pestilenze. L'isola co- nosce comunque un grande benessere economico, cui contribuisce significativamente la coltivazione quasi esclusiva dell'ulivo, sovvenzionata dal governo veneziano, che porta alla creazione di estesissimi uliveti di in- comparabile bellezza. La crescita degli scambi commerciali nello Ionio fa di Corfù un centro commerciale veneziano di primaria importanza, che ben presto dà origine ad una classe borghese dedita a varie attività commerciali e quindi facoltosa ma anche colta. In particolare, molti dei giovani della borghesia si recano sistematicamente a studiare presso l'Università di Padova. I poveri contadini, naturalmente, non avevano alcuna possibilità di partecipare all'amministrazione del territorio né di accedere all'istruzione, e ciò creava disparità sociali spesso responsabili di gravi sommosse.
La graduale perdita di importanti possedimenti venezia ni nel Mediterraneo, quali Cipro e soprattutto Creta, pas- sate sotto il dominio ottomano, pone in maggiore rilievo la vitale importanza per Venezia di Corfù, che ormai si identifica sostanzialmente, insieme alle altre Isole Ionie, con il suo 'Stato da Mar'. Ecco, quindi, che i Veneziani muniscono Corfù di possenti fortificazioni, per contrastare l'espansione musulmana verso occidente ed evitar ne gli efetti catastrofici. Però la città di Corfù già dal XIII secolo si allarga a poco a poco al di fuori della Fortezza Vecchia fino a creare il nucleo dell'odierna città, che veniva chiamato Borgo o Xòpolis (città esterna) ed era priva di cinta muraria, dunque facile preda delle continue incursioni turche. Alla fine del XVI secolo il pericolo di attacchi impone la necessità di erigere una cinta muraria anche intorno alla città sviluppatasi fuori della Fortezza Vecchia e di dotare di fortificazioni la collina di san Marco, ossia la Fortezza Nuova, opere che vengono pressoché ultimate su progetti di importanti ingegneri militari della Repubblica Serenissima e che vanno a costituire un vero e proprio sistema di difesa considerato un 'modello d'arte militare' in Europa.
È proprio a tali esemplari opere difensive veneziane che dobbiamo l'odierna sorprendente conformazione della città, caratterizzata dalle fortezze, dal suo tessuto urbano e dalla Spianada, la maggiore delle sue piazze. I due assedi turchi più gravi e devastanti del 1537 e del 1716 vengono sventati per merito delle inespugnabili fortificazioni di Corfù, che riescono ad arginare le mire espansive turche nel mare Ionio. Inoltre, soprattutto dopo il 1669 con la definitiva caduta di Creta, l'ondata di esuli in cerca di ri- fugio e sicurezza nell'Eptaneso, e naturalmente a Corfù, genera una nuova spinta allo sviluppo in tutti i settori economici, sociali e culturali. Per quattro secoli il dominio veneziano influenza decisamente la connotazione di Corfù ma anche delle altre Isole Ionie, ben presto entrate a far parte del regno del "leone alato". Poiché il Mare Ionio svolge per Venezia un ruolo strategico fondamentale, l'Eptaneso costituisce l'unico distretto della Peniso la Balcanica che sostanzialmente non cade sotto il giogo della dominazione ottomana, e quindi la conquista ve- neziana consente a questi territori di rimanere nella sfera politica, sociale e culturale dell'Europa cristiana, insieme alla quale vivono e continuano a svilupparsi.